Annibale lo preferiva d’Abruzzo: storia del vino conteso
Se Annibale tornasse da queste parti per un soggiorno sulla Majella o per svalicare il Gran Sasso coi suoi elefanti, la prima cosa che chiederebbe (oltre a un hotel a Pescara con sala meeting dove radunare le truppe e organizzare l’impresa!) è il suo vino, il Montepulciano D’Abruzzo. La leggenda narrata dallo storico romano Polibio vuole che il condottiero cartaginese rinvigorì i suoi uomini facendogli bere il vino prodotto nel territorio degli Aprutzi col quale lavò anche i cavalli che guarirono dalla scabbia.
È il fratellastro non “nobile” del blasonato Montepulciano, quello Toscano. Fratellastro perché, in realtà, questi due vini non hanno nulla in comune se non quel nome che tanto fa ancora discutere due regioni. Se vi trovate a trascorrere un soggiorno in Abruzzo non potete quindi non concedervi un bicchiere del “vino conteso”, se non altro perché chiunque lo abbia assaggiato, da Ovidio ne “Le Metamorfosi” a Polibio, lo ha ricordato e decantato (in tutti i sensi!) con piacere.
Ma viene prima il Nobile o quello d’Aprutzi?
Se vi trovate a dormire a Chieti, e magari chiedete informazioni cercando il paesino di “Montepulciano”, resterete delusi: mentre infatti il vino toscano prende il nome dal territorio da cui nasce, quello abruzzese lo deve al vitigno di origine caratterizzato da un’uva a bacca nera probabilmente portata in Italia dalla Grecia.
Entrambi i vini hanno origini molto antiche anche se l’uva di Montepulciano iniziò ad essere chiamata con questo nome solo dal XXVII secolo. È comunque da attribuire ai Medici l’introduzione in Abruzzo, nella Baronia delle Carapelle, delle prime tecniche viticole ed enologiche evolute. Una tradizione molto antica che si perde nel tempo per entrambe le produzioni, che non è riuscita a porre fine alla diatriba tra Toscana e Abruzzo, come a dire che neanche la storia, vuole mettersi in mezzo!
Quindi alla reception del vostro hotel a Chieti con piscina chiedete invece come si arriva alla Valle Peligna, il luogo da cui nasce l’antica tradizione di questo vitigno, quella che Ovidio ricorda come “terra fertile cara a Cerere (dea del grano) e molto più fertile per l’uva”. Tra l’altro, la Valle Peligna è un altopiano ricco, oltre che di uva, anche di tesori d’arte e borghi spettacolari come Sulmona, molto vicina al parco naturale del Gran Sasso, non troppo fuori mano quindi se vi trovate a trascorrere un weekend sulle montagne d’Abruzzo.
Se l’esclusività e la circoscrizione geografica dei vitigni DOCG di Nobile di Montepulciano determina in parte la qualità superiore di questo prodotto, è vero anche che, nonostante il Montepulciano D’Abruzzo sia un vino della tradizione italiana di più largo consumo, coltivato in Umbria, Marche e Molise, oggi è utilizzato per tagliare vini più nobili che reggono bene il confronto con prodotti più blasonati: l’Offida Rosso, il Rosso Piceno o il Rosso Conero, nonché il Cerasuolo d’Abruzzo, un rosato ottenuto senza la debucciatura dell’acino.
Bevuto da solo è un vino adatto ad accompagnare grigliate di carne suina e ovina, ma anche formaggi pecorini, di stagionatura crescente di pari passo con l’invecchiamento del vino.
Il nostro consiglio, se vi trovate a dormire in un hotel a Pescara con tipicità abruzzesi sul menù, è di assicurarvi, oltre agli arrosticini, di ordinare anche un bicchiere del famoso vino di Annibale!